Recensione su “Purity” di Jonathan Franzen

Una ragazza della provincia americana, dal nome impegnativo di “Purity”, è in cerca di un modo per pagarsi gli studi e per trovare la verità sul padre sconosciuto. Sfuggendo alle attenzioni ossessive della madre incontra una persona che la metterà in contatto con la “Sunlight Project”, un gruppo di attivisti che svelano verità nascoste attraverso la rete, come Wikileaks.
La verità sul padre – e sulla madre – emergerà insieme ad un panorama complesso e articolato con mille sfumature attorno al tema della verità, della trasparenza e dell’etica.
Il notevole sfondo storico-politico del romanzo spazia dalla Germania pre-caduta del muro di Berlino, all’attuale crisi finanziaria e ai rapporti tra l’informazione sulla rete e il destino politico ed ecologico del mondo.
Questo panorama consente a Franzen di dimostrare il suo teorema, cioè che su internet e su una certa ricerca ossessiva della “verità” si basi un nuovo totalitarismo.
“La vecchia Repubblica si era senz’altro distinta per sorveglianza e parate, ma l’essenza del suo totalitarismo era più quotidiana e sottile. Potevi collaborare con il sistema o potevi osteggiarlo, ma l’unica cosa che non potevi fare, che tu avessi una vita sicura e gradevole o che ti trovassi in prigione, era rimanergli estraneo. La risposta a ogni domanda, grande o piccola, era il socialismo. Sostituendo socialismo con network si otteneva internet, un sistema fatto di piattaforme rivali accomunate dall’ambizione di definire ogni aspetto dell’esistenza” (pag 505-506).
Il totalitarismo del web, la manipolazione dell’informazione e della verità, sono oramai così connesse al nostro sistema percettivo della realtà del mondo, da rendere necessaria ed urgente una riflessione su questo tema. La riflessione di Franzen è immersa in una storia affettiva di relazioni fondamentali, interrotte, coperte di menzogne e nascondimenti, dove il ruolo del denaro è contrapposto a quello della verità e della libertà. La scelta di non essere quello che si è, di non possedere, di non dire.. è una scelta di potere, di controllo, di amore?
In questo l’autore de “Le correzioni” (romanzo impietoso sulle ipocrisie della famiglia medio-borghese americana, intriso di sottili passaggi psicologici e relazionali, degno di un manuale romanzato sul doppio legame, la svalutazione e le relazioni patogene) si conferma particolarmente abile nel descrivere quanto complessa e intricata può essere la matassa di sentimenti fra genitori e figli, e quanto la verità possa davvero avere tante facce.
Così questo nome scomodo, che inneggia alla purezza, è più un’ambizione, una ricerca, un ideale che si scontra con le infinite sfumature dei sentimenti e del potere, e con l’impossibilità a costruire salde radici senza fare i conti con i segreti del passato.