Lei così amata

Vita e amori di A.S., fuori dagli schemi e dalle categorie

Annemarie, Miro per gli amici, o Clark… è Annemarie Schwarzenbach, “una scrittrice svizzera dalla folgorante bellezza androgina, morta misteriosamente nel 1942 a soli 34 anni” e nata in una famiglia dell’alta borghesia, imparentata con l’aristocrazia tedesca. Vive nel periodo tra le due guerre e alcuni dei suoi familiari appoggiano il nazismo.

Lei, spirito progressista e democratico, androgina ribelle, che ama le donne ma anche alcuni uomini, conduce la sua esistenza al di fuori degli schemi della sua famiglia e di gran parte della società del tempo, anticipando inquietudini e complessità esistenziali che oggi hanno nomi diversi e maggiore “pensabilità” sociale e culturale.

È una scrittrice ma anche una viaggiatrice, archeologa, giornalista. I suoi mestieri capitano in mezzo alle sue ricerche, tra i suoi viaggi, non per guadagnarsi da vivere, ma giusto per accompagnare il suo percorso umano.

Un percorso tormentato, in fuga e in cerca di sè stessa e di veri amici da amare. La sua ambivalente amicizia con i fratelli Mann (figli di Thomas) e il rapporto di amore/odio con la madre attraversano la sua storia segnandola di sofferenze e frustrazioni.

Sono grandi amori, passioni perfino, mai felici, di grande tormento. Nei suoi anni americani questo senso di non appartenenza la angoscia profondamente. In quel periodo Europa il nazismo emerge e la guerra imperversa, minacciando cultura e democrazia, e lei apprende della morte del padre. In preda al disorientamento amoroso ed esistenziale tenta il suicidio. Viene internata ma riesce a scappare. La famiglia la recupera ma la madre di nuovo la allontana: lei rappresenta un imbarazzo, una vergogna per gli Schwarzenbach.

Tuttavia, a ben guardare, con un occhio più “psicologico” si nota anche nella personalità e nei comportamenti di Renè, la madre di Annemarie, qualcosa di androgino e di ribelle. Ella convive per molti anni con un’amica- Emmy – a cui è legata da un rapporto molto intimo e veste la piccola Annemarie da ragazzino. Quando la figlia cresce e manifesta le sue inclinazioni, però, Renè le rifiuta, si indigna, le intima di nasconderle e poi di allontanarsi.

In questo rapporto madre-figlia, in cui la figlia manifesta i desideri seminascosti della madre ed esprime ciò che era rimasto in nuce in lei, si vede un legame simbiotico “impossibile” carico di conflitto e senza integrazione tra aspetti distruttivi e amorosi.

Così anche il profilo di Annemarie – così vicino ad un quadro narcisistico/borderline – sembra caratterizzato da scissioni. Aspetti diversi e contraddittori, mutevoli, si manifestano nelle sue scelte e nei suoi periodi umorali. L’idealizzazione dell’amica Erika, che diventa l’altro polo -opposto – della madre, la seduttività di molte amicizie e il matrimonio “bianco” con Claude … sono alcune delle modalità ambivalenti e indefinite dei sentimenti e delle relazioni di Annemarie.

E poi ancora la dipendenza dalle droghe – in particolare l’eroina – ma anche dall’alcol, sembrano il rifugio dei suoi tormenti e danno una misura del dolore psichico che probabilmente la attraversa.

Nel racconto affascinato e ammaliante della Mazzucco si può toccare l’impalpabilità e la potente personalità di questa donna, e nelle pagine scorrono immagini e sentimenti carichi di suggestioni, anche per via dei paesi e delle culture attraversate dalla protagonista, in particolare la Persia, l’Afghanistan e l’Africa.

L’anima di una vera viaggiatrice, indomita e profonda, viene colta da questo romanzo, ma è il suo mondo interiore che risulta il viaggio più avventuroso e in gran parte oscuro.

L’autrice ci accompagna discretamente, non senza passione, a volte rivelandosi ricercatrice coinvolta e affascinata da Annemarie, e ci conduce dalla morte alla morte di questa incredibile donna, algida e sfuggente ma capace di lasciare una speciale impronta in coloro che la incontrano.

Di lei troviamo traccia in altri romanzi, in altre biografie, e la Mazzucco ne recupera il filo biografico in mezzo alle vite degli altri.

Annemarie aveva conosciuto il privilegio e la miseria, l’impegno politico e il nazismo, la droga e l’esilio, il nomadismo e la perdita di sé… sempre alla ricerca dell’assoluto” La fascinazione che questo personaggio esercita chiaramente sulla sua biografa – autrice del romazo – trasuda dalle pagine e coinvolge il lettore, lasciandolo incuriosito da un ritratto che rimane sfuggente, tratteggiato, sospeso, come la morte di Annemarie.